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Guerra Energetica: Scambio di Accuse Esplosive tra Ucraina e Russia

Allora, mettiamoci comodi perché la faccenda si fa seria, ma cerchiamo di capirla senza farci venire il mal di testa. La guerra Ucraina non si combatte solo sul campo, sapete? C’è un fronte altrettanto caldo, forse meno visibile ma dannatamente impattante: quello dell’energia. Immaginate un botta e risposta continuo, dove al posto delle parole volano accuse pesantissime e, purtroppo, anche attacchi reali alle infrastrutture energetiche. È una spirale pericolosa che sta avvitando Ucraina e Russia in una morsa sempre più stretta, alimentando una crisi energetica che va ben oltre i loro confini.

In questo scenario ad alta tensione, le accuse reciproche sono diventate la norma. Kiev punta il dito contro Mosca per bombardamenti mirati ai suoi impianti, mentre Mosca ribatte colpo su colpo, denunciando azioni ucraine contro le proprie strutture. Sembra quasi una partita a ping-pong giocata con le centrali elettriche e i gasdotti. Ma chi ha ragione? E soprattutto, dove ci porta questa escalation che minaccia la già precaria sicurezza energetica?

Partiamo dall’allarme lanciato dall’Ucraina. Naftogaz, il colosso energetico statale, non usa mezzi termini. Venerdì scorso ha dichiarato che:

“Impianti di produzione di gas sono stati oggetto di un massiccio attacco russo“.

Non specificano quali, probabilmente per non offrire bersagli facili, ma il messaggio è inequivocabile. Secondo fonti ucraine, questi attacchi energetici vanno avanti da mesi, prendendo di mira soprattutto le regioni chiave di Poltava e Kharkiv. Il risultato? L’Ucraina stima una perdita del 40% della sua capacità produttiva di gas. Tradotto: un inverno al gelo e la necessità di importare gas a caro prezzo. Un colpo da ko, non c’è che dire.

Ma, come in ogni conflitto che si rispetti, la medaglia ha sempre due facce. La Russia rigetta le accuse e contrattacca. Mosca sostiene che sia stata l’Ucraina a colpire le sue infrastrutture, citando la distruzione di una stazione chiave vicino al gasdotto Sudja, nella regione di Kursk. Questo snodo era fondamentale per le esportazioni verso l’Europa, almeno fino a quando Kiev non ha bloccato il transito del gas russo a inizio anno. La zona di Sudja, peraltro, è stata teatro di recenti combattimenti, un’ulteriore prova di come guerra ed energia siano ormai due facce della stessa, drammatica, medaglia.

E non finisce qui. Il Ministero della Difesa russo insiste, accusando Kiev – per il secondo giorno di fila – di aver infranto quella che doveva essere una sorta di tregua energetica. Si parla di un drone su un impianto elettrico a Bryansk e colpi di mortaio su un trasformatore nella stessa regione. Attenzione, però: prendiamo queste informazioni con le pinze. In questa guerra dell’informazione, verificare le fonti indipendenti è quasi impossibile.

Già, la famosa tregua energetica. Ricordate? Ne avevano parlato gli Stati Uniti solo pochi giorni fa. Accordi separati con Mosca e Kiev per fermare gli attacchi reciproci alle infrastrutture e garantire la sicurezza nel Mar Nero. Sembrava un piccolo passo, una luce in fondo al tunnel. Peccato che nessun documento ufficiale sia stato firmato per definire i dettagli operativi. E così, dopo le dichiarazioni d’intenti, siamo tornati al punto di partenza: un fiume di accuse reciproche. Il Cremlino, venerdì, ha alzato i toni, minacciando di riprendere gli attacchi su larga scala se l’Ucraina non si ferma. Un avvertimento che fa correre i brividi lungo la schiena.

E la questione del Mar Nero? Anche lì, tutto bloccato. La Russia chiede un allentamento delle sanzioni Russia sulle sue esportazioni agricole come condizione per far funzionare l’accordo sulla navigazione sicura. Richiesta respinta al mittente dalla Commissione Europea e dagli alleati dell’Ucraina. La replica di Mosca, affidata al portavoce Peskov, è stata tagliente:

“Significa che non vogliono seguire la via della pace”.

Insomma, ci troviamo in un ginepraio incredibile. La guerra Ucraina si combatte ferocemente anche sul fronte energetico, con conseguenze potenzialmente devastanti per la sicurezza energetica di molti. Le tregue sembrano fatte di carta velina e le accuse volano come proiettili. Quale sarà la prossima mossa in questa partita a scacchi energetica? Una cosa è certa: gli effetti li sentiremo tutti, ben oltre i confini di Russia e Ucraina.

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