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Myanmar Devastato: Terremoto Killer, Bilancio Shock Oltre i 140 Morti

Immaginate un venerdì pomeriggio qualunque, che in pochi istanti si trasforma in un incubo. È successo in Myanmar, dove la terra ha tremato con una forza spaventosa, scatenando un potente terremoto che ha seminato distruzione e dolore, estendendo la sua ombra fino alla vicina Thailandia. Un evento che ci ricorda quanto siamo piccoli di fronte alla potenza della natura in Asia Sud-Orientale.

Stiamo parlando di un sisma di magnitudo 7.7, un vero pugno sferrato dalla terra, il cui bilancio iniziale gela il sangue: la televisione di stato MRTV, citata anche da fonti internazionali come Reuters, parla di almeno 144 vittime terremoto confermate e oltre 730 feriti. Numeri che, purtroppo, potrebbero salire mentre i soccorsi scavano senza sosta tra le macerie. Una calamità naturale che ha messo in ginocchio intere comunità.

Ma cosa è successo esattamente? Venerdì, attorno alle 14:20 locali (le 8:20 da noi in Italia), la scossa principale ha colpito. L’epicentro? L’autorevole United States Geological Survey (USGS) lo colloca a circa 18 km a nord-ovest di Sagaing, una zona densamente abitata del Myanmar. E la profondità, appena dieci chilometri, è stata quasi una beffa: così vicino alla superficie, l’energia sprigionata ha avuto effetti devastanti. È come se la terra avesse concentrato la sua furia proprio lì, trasformando la normalità in un caos indescrivibile.

La capitale, Naypyidaw, non è stata risparmiata. L’ospedale generale, un colosso da 1.000 posti letto, si è ritrovato al centro dell’emergenza. Un medico, con la voce spezzata dalla fatica, ha raccontato all’agenzia AFP lo strazio vissuto:

“Abbiamo ricevuto tantissime persone ferite… almeno 20 decessi solo qui.”

Descrive scene difficili persino da immaginare: corpi martoriati, persone comuni travolte dalla furia del sisma, riversi a terra in attesa di cure. Un funzionario dell’ospedale, quasi a proteggere un barlume di dignità in mezzo al dramma, ha chiesto ai giornalisti di mantenere le distanze da quell’area trasformata in un lazzaretto a cielo aperto. “Stiamo cercando di gestire la situazione al meglio,” ha aggiunto un altro medico, ma la domanda sorge spontanea: come si gestisce un’onda d’urto di sofferenza così improvvisa e vasta?

Il tremore, però, non conosce confini. Le onde sismiche hanno corso veloci, raggiungendo la Thailandia e scatenando il panico, specialmente nella capitale Bangkok. Avete presente i grattacieli che svettano imponenti? Ecco, hanno oscillato in modo impressionante, spingendo migliaia di persone terrorizzate a riversarsi per le strade. Uffici, negozi, centri commerciali evacuati in tutta fretta. La paura di crolli era palpabile.

La situazione più critica in Thailandia si è registrata a nord di Bangkok, dove un edificio di 30 piani, ancora in cantiere, è parzialmente collassato. Secondo un portavoce della polizia locale sentito dall’AFP, ben 43 operai sono rimasti intrappolati. Una corsa contro il tempo per i soccorsi è scattata immediatamente. Di fronte a questa emergenza transfrontaliera, il Primo Ministro thailandese, Paetongtarn Shinawatra, ha dichiarato lo stato di emergenza a Bangkok, convocando una riunione urgente. Un segnale inequivocabile della gravità della situazione.

Ma al di là dei bollettini ufficiali e delle decisioni politiche, c’è il racconto di chi ha sentito la terra tremare sotto i piedi. A Chiang Mai, nota meta turistica thailandese, una residente di nome Duangjai ha condiviso con l’AFP la sua esperienza:

“Stavo dormendo quando ho sentito un rumore fortissimo. Sono corsa fuori dall’edificio più in fretta che potevo, ancora in pigiama.”

Un gesto istintivo, primordiale, che dice più di mille parole sulla violenza di questo terremoto.

Ora, sia in Myanmar che in Thailandia, è il momento dei soccorsi. Squadre instancabili lavorano tra polvere e detriti, cercando superstiti, assistendo i feriti, allestendo ripari. È una lotta contro il tempo, una sfida immensa. Mentre la comunità internazionale osserva con il fiato sospeso, pronta a dare una mano, le autorità locali cercano faticosamente di fare il punto e coordinare gli aiuti. Il bilancio vittime è pesante, certo, ma dietro ogni numero c’è una vita, una storia spezzata. La speranza, adesso, è tutta affidata a chi scava e a chi cura, nella speranza di strappare altre vite a questa terribile calamità naturale.

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