Avete presente quel tipo di notizia che vi fa quasi cadere il caffè di mano? Una di quelle che vi costringe a rileggere, pensando: “Ma stanno dicendo sul serio?”. Ecco, tenetevi forte. Immaginatevi l’Ucraina, un Paese messo a dura prova da una Guerra Ucraina che sembra non finire mai, che inizia a mormorare – sì, avete letto bene, mormorare – l’ipotesi di una tregua. E non una tregua qualsiasi: si parla di un possibile Cessate il fuoco per Pasqua. Come se non bastasse, questa pausa dalle armi sarebbe legata a doppio filo all’organizzazione di Elezioni Ucraina… quest’estate! Suona quasi come la sceneggiatura di un film ad alta tensione, vero? Eppure, stando a quanto riporta l’autorevole The Economist, è uno scenario che a Kiev starebbero valutando con una certa attenzione.
Ma andiamo con ordine. L’idea, lanciata dalla testata britannica, è che il governo ucraino stia soppesando un accordo per silenziare le armi durante le festività pasquali. Un respiro di sollievo, un simbolo potente in un periodo carico di significato. Bello, no? Però, come in ogni trama che si rispetti, c’è un ‘ma’. Questa tregua non sarebbe un regalo disinteressato. Sarebbe condizionata. E la condizione? Tenere elezioni presidenziali, e forse anche parlamentari, proprio nei mesi più caldi dell’anno. Ora, fermiamoci un istante. Elezioni? In Ucraina? Adesso? La domanda sorge spontanea, quasi gridata: come pensano di poterlo fare? Il Paese vive sotto Legge Marziale, una condizione eccezionale che, per sua stessa natura, mette in pausa i normali processi democratici, comprese le elezioni. È un po’ come cercare di organizzare una mega festa in piscina… nel bel mezzo di un uragano. Diciamo pure complicato.
Per capire la complessità della situazione, dobbiamo allargare lo sguardo alla Politica Internazionale e alla pressione che stringe Volodymyr Zelensky in una morsa. Da un lato, c’è l’ombra costante di Putin, che non esita a mettere in discussione la legittimità del presidente ucraino, soprattutto ora che il suo mandato naturale sarebbe giunto al termine senza un nuovo voto. Dall’altro, risuonano voci, come quella di Donald Trump negli USA, che sembrano fare il gioco della propaganda del Cremlino. Insomma, non proprio una passeggiata di salute per Zelensky. Fonti governative, citate proprio da The Economist, rivelano che il presidente avrebbe discusso la scorsa settimana proprio di questa possibilità: elezioni sì, ma tassativamente dopo un Cessate il fuoco completo e duraturo. Un cessate il fuoco che, nelle speranze (o forse nelle pressioni?) americane, potrebbe diventare realtà entro fine aprile. Sarà davvero così? Chi vivrà vedrà.
E qui, amici miei, entra in scena la cruda realtà, quella fatta di scartoffie e tempi tecnici. Oleg Didenko, a capo della Commissione Elettorale Centrale Ucraina (CEC), ha gettato una bella secchiata d’acqua gelida su queste ipotesi roventi. In un’intervista a Ukrayinska Pravda, è stato cristallino:
«Calma, ragazzi. Per organizzare elezioni post-belliche, e farle bene, democraticamente, secondo gli standard internazionali, ci serve molto, molto più tempo.»
Il ragionamento di Didenko è lineare: la legge attuale prevede che entro un mese dalla fine della Legge Marziale, la CEC annunci le elezioni parlamentari e la Rada (il parlamento) quelle presidenziali. Ma un mese, siamo onesti, può bastare? Per ricostruire le liste elettorali in un Paese con milioni di sfollati, sia interni che rifugiati all’estero? Per garantire la sicurezza del voto a tutti? Didenko scuote la testa, e aggiunge che c’è un ampio “consenso”, politico e sociale, sulla necessità di modificare la legge elettorale per adattarla a questa Crisi Ucraina senza precedenti.
Facciamo due conti, semplici semplici. Primo: serve revocare la Legge Marziale. Senza questo passaggio, niente Elezioni Ucraina. Secondo: la campagna elettorale. La legge ucraina ne richiede una di minimo 60 giorni. Quindi, anche nell’ipotesi iper-ottimistica che la legge marziale finisca domani (cosa, diciamocelo, alquanto improbabile), il voto si potrebbe tenere, se tutto va liscio, non prima di inizio luglio. Ma fonti più ancorate alla realtà parlano di almeno tre mesi necessari. Tre mesi solo per rimettere in moto la macchina organizzativa, aggiornare i registri, allestire i seggi in un’Ucraina ferita.
Insomma, l’idea di una tregua per Pasqua legata a elezioni estive, così come dipinta da The Economist, è senza dubbio affascinante. Profuma quasi di speranza. Ma la strada per trasformare questo sussurro in realtà è terribilmente in salita, disseminata di ostacoli legali, logistici e, non dimentichiamolo mai, militari legati alla Guerra Ucraina. È un desiderio? Una mossa di Volodymyr Zelensky per rispondere alle pressioni? O forse l’inizio incerto di un cammino verso una parvenza di normalità? Solo il tempo potrà svelare l’arcano. Nel frattempo, l’Ucraina resiste, sognando una pace vera, che duri ben più delle poche ore di una festività.