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Ucraina sull’Attenti: l’Accordo con gli USA Profuma di Controllo? Kiev Chiede Più Soldi, Meno Stretta

Avete presente quel delicato equilibrio tra ricevere aiuto e mantenere la propria indipendenza? È una danza complessa, specialmente quando sei nel bel mezzo di una tempesta. Ecco, l’Ucraina sembra trovarsi proprio su questa fune, tesa tra la gratitudine per i fondamentali aiuti USA ricevuti durante la guerra Ucraina e la necessità di salvaguardare il proprio futuro, mentre si discute un nuovo, potenziale accordo economico con gli USA.

La questione, emersa con forza grazie a indiscrezioni riportate da testate autorevoli come Bloomberg e il Financial Times, è di quelle che scuotono le fondamenta della geopolitica: una bozza di accordo che, in cambio di futuri investimenti americani, potrebbe concedere a Washington un’influenza senza precedenti sull’economia ucraina. È un po’ come se, dopo averti aiutato a spegnere un incendio in casa, il tuo vicino pretendesse voce in capitolo permanente sulla disposizione dei mobili. È davvero solo aiuto disinteressato o c’è in gioco un pesante controllo economico?

Secondo quanto riferito da Bloomberg, citando fonti vicine ai negoziati, Kiev starebbe cercando di modificare sostanzialmente questa proposta. L’obiettivo ucraino? Garantire sì maggiori investimenti, vitali per la ricostruzione post-bellica, ma senza cedere le redini del proprio destino economico. Chi potrebbe biasimarli? Dopo tutto, la posta in gioco è altissima.

Qual è il nodo cruciale dell’accordo proposto?

Il punto che fa davvero discutere, stando sempre alle fonti di Bloomberg, è una clausola che darebbe agli USA il potere di supervisionare, e di fatto controllare, tutti i principali investimenti futuri nelle infrastrutture strategiche e, soprattutto, nelle ricchissime risorse minerarie ucraine. E attenzione: senza un limite temporale definito. Questo suona meno come una partnership e più come un’ipoteca a lungo termine sulla sovranità economica del paese.

Le preoccupazioni a Kiev sono palpabili e comprensibili. In primo luogo, un legame così stretto e vincolante con Washington potrebbe rappresentare un ostacolo quasi insormontabile nel percorso, già complesso, verso l’adesione all’Unione Europea. Bruxelles, si sa, pone grande enfasi sull’autonomia decisionale dei suoi membri, specialmente in settori nevralgici. In secondo luogo, c’è il timore, tutt’altro che infondato, che gli ingenti aiuti USA (militari ed economici) forniti finora possano trasformarsi retroattivamente in una sorta di ‘acconto’ per questo futuro controllo economico. Un aiuto che diventa debito strategico?

Il tesoro nascosto dell’Ucraina nel mirino

Non è un mistero che l’Ucraina sieda su un vero e proprio tesoro di risorse minerarie – litio, terre rare, titanio – fondamentali per le tecnologie moderne e la transizione energetica globale. Aggiungete a questo petrolio, gas, e infrastrutture chiave come porti e ferrovie, e capirete perché l’interesse sia così alto. Bloomberg è diretta:

“Se questa partnership verrà accettata, gli Stati Uniti otterranno il controllo effettivo sulle decisioni di investimento legate a gran parte dell’economia ucraina.”

È la logica della geopolitica, certo, ma sorge spontanea una domanda: è giusto che il sostegno fornito in un momento di crisi esistenziale si traduca in un diritto di prelazione sulle ricchezze di una nazione?

Kiev non ci sta (del tutto)

La buona notizia, se così possiamo dire, è che i funzionari ucraini non sono rimasti passivi. Hanno espresso chiaramente le loro perplessità ai negoziatori americani, in particolare riguardo alle implicazioni per l’integrazione nell’Unione Europea. E sembra che la porta non sia stata sbattuta loro in faccia.

“Questo suggerisce che Washington potrebbe essere aperta a discutere eventuali modifiche”,

riporta ancora Bloomberg, basandosi su una fonte anonima. Un segnale di flessibilità che lascia aperto uno spiraglio.

Una versione ancora più aggressiva?

Per comprendere appieno la portata della discussione, vale la pena ricordare che, come segnalato anche dal Financial Times giorni prima, una versione precedente dell’accordo economico, datata fine marzo, sembrava ancora più diretta. Si parlava di un controllo economico americano esteso a *tutte* le risorse minerarie, energetiche e alle infrastrutture associate sull’intero territorio ucraino. Addirittura, prevedeva che l’Ucraina versasse il 50% dei ricavi dei nuovi progetti in un fondo comune, mentre gli aiuti USA post-invasione sarebbero stati considerati un “contributo alla partnership”. Un quadro che definire delicato è un eufemismo.

La partita per il futuro economico dell’Ucraina è quindi apertissima. Da un lato, la disperata necessità di investimenti per la ricostruzione; dall’altro, la difesa della propria sovranità economica. Gli USA, dal canto loro, valutano come massimizzare il ritorno strategico dei loro aiuti. L’esito di questo complesso negoziato influenzerà profondamente la traiettoria geopolitica di Kiev negli anni a venire. Restiamo sintonizzati, perché questa storia è tutt’altro che conclusa.

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